Archivio annuale: 2020

Vivaldi «La natura e il suo valore»: I Pomeriggi Musicali celebrano la fine del lockdown

Antonio Vivaldi Le quattro stagioni da Il cimento dell’armonia e dell’invenzione
Concerto n. 1 in mi maggiore op. 8 RV 269 “La primavera”
Concerto n. 2 in sol minore op. 8 RV 315 “L’estate”
Concerto n. 3 in fa maggiore op. 8 RV 293 “L’autunno”
Concerto n. 4 in fa minore op. 8 RV 297 “L’inverno”
Orchestra d’archi I Pomeriggi Musicali
Direttore e violino solista

Non hanno perso letteralmente un minuto, I pomeriggi musicali. A mezzanotte e uno della notte tra domenica 14 e lunedì 15 giugno le porte del Teatro dal Verme aprono al pubblico per il primo concerto dopo il lockdown. Un gesto simbolico per ricordare l’importanza dell’istituzione milanese nella storia musicale della città: «Anche dopo la seconda guerra mondiale fummo i primi a riportare la musica a Milano» ricorda Giovanni Benvenuto, presidente della Fondazione.

Per questa occasione speciale c’è il fior fiore dell’élite lombarda in sala: tra gli altri c’è l’Attilio Fontana, presidente della regione; ci sono l’Anna Scavuzzo e il Filippo Del Corno, vicesindaco e assessore alla cultura di Milano, c’è il Mons. Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo. Soprattutto ci sono i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che sono stati in prima linea nel contenimento del virus, e a loro viene dedicato questo primo concerto.

Al di là delle parole di rito dei politici sull’importanza della cultura e della musica per Milano, la Lombardia e l’umanità nel suo complesso, tanto più in questo momento difficile per tutti – se alle parole seguiranno i fatti è ancora tutto da vedere – è toccante soprattutto la testimonianza di Emanuele Catena e Roberto Rech, medici dell’Ospedale Sacco, tra i primi ad intervenire a Codogno, dove impotenti hanno assistito alle prime ondate del virus, e in seguito nel loro ospedale alla disperata ricerca di posti di terapia intensiva. La retorica «guerresca» con cui è stata descritta la battaglia al Covid-19 ha campeggiato su tutti i giornali e tutti gli spot pubblicitari in questi tempi, tanto da renderci forse un po’ insensibili; ma pronunciata da chi è stato effettivamente in prima linea lascia tutt’altro che indifferenti.

Si riparte da Vivaldi e dalle sue Quattro stagioni ovvero le pagine più note tratte da Il cimento dell’Armonia e dell’inventione, raccolta di concerti per violino e orchestra d’archi. L’intento è celebrare «La natura e il suo valore», come recita il titolo scelto per la serata, e non ci potrebbe essere modo migliore di ripartire delle gioiose note della Primavera. Sono visibilmente emozionati i musici, quasi come fossero ad una sorta di secondo debutto. È emozionato anche Stefano Montanari che li dirige con il suo violino e che con il suo abbigliamento da metallaro ricorda quasi un Rob Halford, proprio come Nigel Kennedy – un altro grande anticonformista interprete di Vivaldi: sarà un caso? – ricorda un Johnny Rotten.

Non si può negare, la comprensibile emozione fa apparire un po’ di ruggine: perché ricominciare a suonare dopo tre mesi di forzato silenzio non è facile neanche per dei musicisti rodatissimi, neppure se il repertorio è arcinoto. Il tutto è più della somma delle sue parti, e di tempo per le prove d’ensemble non ce ne deve essere stato molto. Insomma, affiora qua e là qualche imprecisione, qualche intonazione un po’ calante, qualche piccola sbavatura che tuttavia non riesce a scalfire di una virgola il momento magico che tutti i presenti – musicisti, addetti ai lavori, pubblico – stanno aspettando, il momento del ritorno alla musica dal vivo.

Sicché la voglia di suonare predomina, e la catarsi si realizza comunque: Montanari nei momenti di grazia sa emettere dei trilli che sembrano proprio quegli uccellini che Vivaldi aveva inserito in partitura, un gran gusto per gli abbellimenti e un’incessante ricerca dell’effetto migliore ricorrendo a tempi rubati o colori particolari sperimentando con le dinamiche oppure suonando col legno.

Non difetta né di estro né di originalità il violinista e direttore d’orchestra, cosa che magari può scontentare i più filologi e i conservatori della tradizione. Tutti gli altri possono chiudere un occhio (anzi un orecchio) e godere dell’energia che l’ensemble riesce a infondere in queste Stagioni vivaldiane.

Perché forse in questo momento la musica suonata passa non tanto in secondo piano (giammai!), ma un passettino a lato, magari sì: ripartenza è la parola importante, e la musica affluirà spontaneamente. Conta ricominciare. Anche se nelle condizioni attuali il cammino verso il ritorno alla normalità parrebbe ancora lungo. Si riparte quando le stagioni dei teatri in tempi normali sarebbero già terminate, ma non sono tempi normali: tre mesi di spettacoli programmati – spesso con anni di anticipo – cancellati, pubblico in sala decimato, o quasi (un seggiolino occupato ogni due liberi, una fila sì e una no) e una piccola stagione estiva da inventarsi da zero in fretta e furia. Scelte obbligate per tutti, dagli enti più prestigiosi ai teatri più scalcagnati. Coraggiosa la volontà de I pomeriggi musicali di abbinarvi una politica di prezzi ultra-popolari [7] (biglietti a cinque euro) che potrebbe diventare un ottimo volano di promozione, anche se ci chiediamo a quali costi per le casse della fondazione. Ci si perdonerà il francesismo cambronniano, ma mai come in questo caso ci sembra doveroso un buon’augurio: «merda, merda, merda!»

 

Stefano Montanari

GRIDALO

Un libro importante che rappresenta una mappa morale da seguire per chi vuol resistere a voce alta. L’autore, rivolgendosi ad uno studente (che poi e’ lui medesimo) narra, approfondendo numerose storie, le vicissutudini di chi non si e’ piegato a sopraffazioni tese a violare elementari diritti. Copiosa bibliografia a testimoniare la veridicita’ di quanto raccontato.

“Chi prova a cambiare non fallisce, ci riesce, ma ha la vita distrutta.”

Pomeriggi Musicali

A causa del Covid, l’esecuzione e’ avvenuta in streaming.

Direttore e sassofono Federico Mondelci.

Nino ROTA Omaggio a Fellini, suite per sassofonno e orchestra.

Honegger Pastorale d’ete.

Ibert Concertino da camera per sassofono e orchestra

Milhaud Scharamouche per sassofono e orchestra.

Ho molto apprezzato l’omaggio a Fellini, che mi ha riportato con il pensiero a tanti suoi films.

Lunch sfizioso

Eataly Milano Smeraldo

Pianouno pane croccante e buon prosecco di Valdobbiadene. Croquette bollente. Buone le penne Afeltra alla Norma, forse troppo al dente. Buon servizio. Ottomo rapporto qualita’ prezzo.

Pomeriggi Musicali

 

Direttore Stefano Montanari

Georg Friedrich Händel (1685-1759)

Musica per i regali fuochi d’artificio, HVW 351

I: Ouverture: Adagio-Allegro-Lentement-Allegro

II: Bourrée

III: La paix: Largo alla siciliana

IV: La Réjouissance

V: Minuetto I e II

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791),

Sinfonia n.35 in re maggiore, K 385 “Haffner”

I: Allegro con spirito

II: Andante

III: Menuetto

IV: Presto

L’abito della festa

 

Molto accomuna i lavori in programma, il più antico del cartellone della 76° stagione dei Pomeriggi Musicali e la prima delle sette sinfonie mozartiane che si avrà modo di ascoltare. Entrambe le composizioni nacquero per occasioni festive, per celebrare eventi fausti di natura diversa ma radicati nella società ancien régime di quel Settecento che si potrebbe a buon diritto definire il secolo di Handel e Mozart. Entrambe ci raccontano del costume che vedeva nella musica un ingrediente primario e imprescindibile di ogni celebrazione di interesse pubblico, cui contribuiva con la capacità di rendere solenne e trasmettere euforia. Lo denuncia, in entrambe le partiture, l’adozione del Re maggiore, tonalità festiva per antonomasia poiché perfettamente adatta al clangore degli ottoni, trombe e corni, nel Settecento ancora “naturali” ovvero senza pistoni, e alla luminosità dei violini. Entrambe le partiture furono lavori d’occasione, con cui i rispettivi compositori risposero a una sollecitazione esterna e non a un’intima ispirazione: circostanza che tuttavia non ha affatto nuociuto alla qualità del risultato. Al di là di tutte queste affinità, il rapido scorrere della Storia, della musica in questo caso, non manca di farsi sentire: benché composti a poco più di trent’anni di distanza, le due partiture sembrano provenire da continenti remoti: nonostante qualche labile punto di contatto come l’adozione della forma del minuetto, parlano lingue diverse, come se la Londra dell’estrema maturità di Handel e la Vienna in cui era da poco approdato il giovane Mozart distassero ben più dei 1400 km. che le separano. Vi si contrappongono infatti, l’un contro l’altro armato, da un lato il mondo della suite di ascendenza ancora secentesca, dall’altro il moderno sinfonismo posto da Haydn a fondamento dello stile classico.

The Musick for the Royal Fireworks nacque nella grande stagione degli oratori handeliani, quando il compositore, tedesco di nascita ma naturalizzato cittadino britannico, fu raggiunto dalla commissione della Corte reale inglese per i festeggiamenti della Pace di Aquisgrana che il 7 ottobre 1748 aveva posto fine alla Guerra di successione austriaca. La prima esecuzione, il 27 aprile 1749 al londinese Green Park, avrebbe combinato sinesteticamente un grandioso spettacolo di fuochi d’artificio con lo spiegamento d’una compagine musicale straordinaria, ridimensionata al formato standard dal compositore stesso per una ripresa presso il Foundling Hospital, istituzione per l’infanzia abbandonata di cui Handel era da quell’anno governatore. Per la sua ultima grande composizione orchestrale, Handel propose una suite di stile francese (ouverture, tre danze e un pezzo caratteristico, La Réjouissance) dal chiaro intento celebrativo. Esaltano in particolare gli effetti benefici della pace La Paix e La Réjouissance. Grandiosità dell’impatto fonico e felicità dell’invenzione tematica si alleano in una costruzione che alterna per contrasto il vigore marziale di ouverture, Réjouissance e di uno dei menuet alla delicata essenzialità di Bourrée, Paix e dell’altro menuet. Si apprezzino la monumentale Ouverture, debitrice della Hornpipe della Water Music di 24 anni prima, il quadro di serenità pastorale (ritmo alla Siciliana, rilievo dei fiati) della Paix, la trasfigurazione d’una fanfara vittoriosa della Réjouissance, che rielabora idee tematiche dell’italiano Giovanni Porta. In questa festa musicale sono protagonisti il piacere del suono, la pennellata larga del gesto melodico per una compagine numerosa, l’erompere di un’energia ritmica senza briglie, il cicaleccio fragoroso dei fiati, le figure marziali di fanfara, l’invenzione inesausta di puntuti profili ritmici, l’amabilità cordialità dei temi, il tono dominante di spensierata allegria.

Ben altra commissione, privata ma non meno cogente, giunse a Mozart nel luglio 1782 tramite il padre Leopold, che dalla natìa Saliburgo richiedeva una musica festiva per l’innalzamento al rango nobiliare del borgomastro di Salisburgo Siegmund Haffner, di cui Wolfgang aveva celebrato sei anni prima le nozze della figlia con la splendida Serenata K. 250, nota anch’essa come “Haffner”. La richiesta lo coglieva alle prese con l’allestimento del Ratto dal Serraglio, biglietto da visita a Vienna, e le nozze con Constanze. Accettò di malavoglia e lavorò nei ritagli di tempo: «la notte», «il più presto possibile», cercando «nella misura in cui la fretta me lo consente, di scriver bene», assicurò al padre. Compose così un’altra serenata in sei movimenti, che rivide e ridusse, per il concerto viennese del 23 marzo 1783 cui interverrà assai compiaciuto l’imperatore Giuseppe II, nei quattro tempi della sinfonia classica. E scrisse «bene», se, quando Leopold gli restituì la partitura, ne restò lui stesso piacevolmente sorpreso (la fretta in cui aveva composto ne aveva rimosso ogni ricordo!). La prima delle cinque sinfonie scritte a Vienna (inclusa la “Praga”), ci introduce alla vitalità frenetica di una musica cittadina e teatrale, in cui l’orchestra è protagonista di una commedia che dal teatro mutua gli elementi fondamentali: carattere spiccato dei personaggi e crepitante mobilità dell’azione. Incardinata in Re maggiore, tonalità dell’ouverture delle Nozze di Figaro, la «folle journée» di questa sinfonia fa sfilare un burrascoso I tempo sorprendentemente monotematico che dissimula sotto l’energia straripante un dotto studio di contrappunto; il ludus delizioso dell’Andante, non meno dotato di spirito, nel senso settecentesco di arguzia, di quanto l’Allegro lo fosse in termini di brio; la solennità cerimoniale ma mai greve del Minuetto, scelto da Mozart tra i due composti per l’originaria serenata; la cordialità di entrambi i temi del Finale (il primo ispirato a un’aria di Osmin dal Ratto del Serraglio), frizzanti e giocosi come s’addice al rondò che corona una sinfonia classica, da eseguirsi, prescrive l’Autore, «il più velocemente possibile».

Raffaele Mellace

Stefano Montanari

direttore d’orchestra

Diplomato in violino e pianoforte affianca all’attività di direttore d’orchestra, quella di solista al violino e al fortepiano. È direttore musicale dell’ensemble barocco “I Bollenti Spiriti” di Lione e ospite regolare di istituzioni quali: La Fenice di Venezia, Opera di Roma, Donizetti di Bergamo, Opéra de Lyon, Arena di Verona, Maggio Musicale Fiorentino, Royal Opera House di Londra, Bolshoj e Tchaikovsky Concert Hall a Mosca, Opera di Stoccarda, Ravenna Festival e molti altri.

Tra gli impegni recenti si citano Agrippina e La clemenza di Tito ad Anversa, Le Nozze di Figaro con la regia di Graham Vick a Roma; Die Lustige Witwe con la regia di Damiano Michieletto e Il Barbiere di Siviglia a Venezia, Iphigenie en Tauride a Stoccarda, Così fan tutte a Londra, Rinaldo con Il Pomo d’Oro in una tournée europea, i Concerti brandeburghesi a Lione.

Direttore del progetto «Jugendspodium – Incontri musicali Dresda-Venezia», insegna alla Civica Scuola di Musica Claudio Abbado e ha pubblicato il “Metodo di violino barocco”. Stefano Montanari è stato nominato ai Grammy Awards per O Solitude con Andreas Scholl (Decca).

Tra gli impegni dei prossimi mesi si ricordano: Die Fledermaus a Stoccarda; Anna Bolena a Ginevra; Le Nozze di Figaro a Lyon; Requiem di Mozart a Valencia; Le Nozze in Villa di Donizetti a Bergamo; Orphée et Euridyce di Berlioz a Zurigo; La Cenerentola e Il Barbiere di Siviglia a Vienna; Die Entführung aus dem Serail e Agrippina a Monaco di Baviera.

Perfetta esecuzione apprezzata dall’esiguo pubblico, ben distanziato, in sala. Ora le permorfances durano solo un ora ed e’ stato soppresso l’intervallo.

Quadri Katha

Questi quadri sono stati realizzati in acrilico da mia nipote. Ecco le misure: Marylin Monroe 80*100, Einstein 80*100 cm, Ananas 40*30, Statua liberta’ 90*90,  Donna 115*75, John Lennon 80*100. Chi fosse interessato, potra’ contattarmi per maggiori dettagli. Le opere si trovano in Germania.

Un buon cinese

Nel cuore di via Sarpi, ci acomodiamo in una verandina esterna. Chiesto involtini primavera cinesi, ci portano quelli piccoli vietnamiti ( buoni). Buoni anche i ravioli alla griglia, Arriva pero’ solo una zuppa Lamian con carne e verdura e si aspetta non poco per ricevere l’altra. Quest’ultima e’ ben calda e leghgermente insipida. Birra grande cinese. Pagato in tre 37,5 €. A parte il servizio e la distanza non eccessiva dagli altri commensali, nel complesso molto conveniente.

Un ristorante di classe

Per cominciare ci servono dei mini arancini caldi e molto buoni. Spaghetti alla chitarra con sarde: tra le migliori che abbia provato. Filetto di tonno con caponata: molto buoni. Accompagnamo con un buon Salina bianco. Infine buin tris di dessert con ottima malvasio Vibona. Infine, offerti dala casa, cantuccioni e mirto. Molto cordiale e super efficiente la moglie del titolare Franco Favaloro di Salina comune di Leni, con il quale abbiamo condiviso ricordi comuni di questa solendida isola. Insomma da ritornarci.

Fiumi d’oro

 

Davvero impressionante apprendere la profonda penetrazione dell Ndrangheta nel mondo.

Gratteri sta dedicando la sua vita alla guerra contro questa piovra dai mille tentacoli.

Lettura molto interessante anche per capire che tanti, pur di trarne profitto personale, appoggiano l’espansione di questo fenomeno malavitoso.