Archivio mensile: Marzo 2021

Mozart Haydn Pomeriggi musicali

Mozart Sinfonia n 39 K 543 Il Canto del Cigno

Haydn Sinfonia 104 “Salomon”

Direttore Diego Fasolis

Coro della RTV Lugano

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791)
Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore “Schwanengesang” (Canto del cigno), K 543

  1. Adagio, Allegro (mi bemolle maggiore)
  2. Andante con moto (la bemolle maggiore)
  3. Minuetto e trio. Allegretto (mi bemolle maggiore)

 

Franz Joseph Haydn (1732 – 1809)
Sinfonia 104  in re maggiore “Salomon” Hob: I:104

  1. Adagio (re minore); Allegro (re maggiore)
  2. Andante (sol maggiore)
  3. Minuetto. Allegro (re maggiore) e Trio (si bemolle maggiore)
  4. Finale: Spirituoso (re maggiore)

 

I due titoli in programma rappresentano il congedo dei rispettivi Autori, i massimi sinfonisti del Settecento, dalla composizione più ambiziosa elaborata dal loro secolo per l’orchestra. Se nel caso di Haydn si tratta propriamente del titolo estremo d’una lunga serie, la sinfonia di Mozart è il primo e meno noto pannello della grande trilogia (completata dalla Sinfonia in sol minore K. 550 e dalla «Jupiter» K. 551, quest’ultima altrettanto in programma in questa stagione) con cui il compositore trentaduenne saldò precocemente i conti con il genere sinfonico nell’estate 1788. Due congedi, scevri tuttavia di qualsiasi malinconia, anzi vibranti di luce ed energia, capaci di dar vita a un brillante teatro sonoro, e perfettamente coerenti nelle analogie tra i rispettivi primi tempi preparati da un’introduzione lenta, e nell’invenzione trascinante dei Finali. Si comincia con l’esito estremo del sinfonismo haydniano, quella Sinfonia n. 104 con cui il supremo fautore del genere nel Settecento coronò, col dodicesimo lavoro composto per Londra («The 12th which I have composed in England», recita l’autografo, insieme alla precisazione in italiano «di me giuseppe Haydn mpria [manu propria] 795 London»), quasi quarant’anni di scrittura sinfonica e insieme un intero lustro di soggiorni in Inghilterra. Destinata al nuovo, eterogeneo e vasto pubblico delle sale da concerto, diretta trionfalmente dall’Autore stesso il 4 maggio 1795 nell’ultimo concerto a beneficio del compositore, cui fruttò ben 4000 fiorini, l’ultima sinfonia di Haydn maschera la sapiente complessità costruttiva (le relazioni fra i temi, ad esempio) con un’eloquenza estroversa e solenne che chiama in causa l’orchestra classica nel suo organico pieno, completo di clarinetti, trombe e timpani. L’ascoltatore vi viene introdotto attraverso il portale d’un Adagio in re minore, meditazione severa non distante nei suoi paramenti a lutto dal capolavoro quaresimale delle Ultime parole di Cristo sulla Croce. E tuttavia è proprio da questo clima contrita che scaturisce per contrasto – con un capovolgimento modale Re minore / Re maggiore analogo a quello che otto anni prima aveva caratterizzato l’ouverture del Don Giovanni di Mozart – l’impeto del primo, fondamentale tema del complesso Allegro. Questa prima grande pagina sinfonica cederà il passo di volta in volta alla serenità d’un Andante tripartito che sottopone a variazioni un tema minimalista, a un Minuetto vivificato da un Trio non ignaro di contrappunto, per concludersi con un Finale Spirituoso che, su un memorabile bordone di corni e violoncelli, esalta un temino popolaresco derivato da una ballata croata, pietra angolare d’un edificio sonoro raramente concepito in termini tanto grandiosi come compimento d’una sinfonia.

Forse scritta per un’ipotetica occasione concertistica che probabilmente non si realizzò, la Sinfonia in Mi bemolle maggiore K. 543, compiuta il 26 giugno 1788, coniuga in termini altamente originali la grandiosità d’un disegno di neoclassico nitore, dal carattere spiccatamente pubblico e dall’eloquenza immediata e aperta, con i tratti più raffinati di uno stile maturo dedito a un ideale artistico personale, appartato rispetto ai gusti della committenza. Un ideale di bellezza apollinea straordinariamente remoto dalla situazione contingente in cui versavano le sorti del compositore, ormai lontano dall’effimero idillio con la società viennese che l’aveva illuso pochi anni prima. Un solenne Adagio cerimoniale di teatrale drammaticità accoglie anche qui l’ascoltatore con quella nobile, quieta semplicità associata presso Mozart, nei concerti per pianoforte come nel Don Giovanni e nel Flauto magico, alla tonalità di Mi bemolle maggiore. In questa introduzione tripartita si assiepano, cifra inconfondibile dello stile tragico, austeri ritmi puntati e sciabordate violente degli archi, mentre ai fiati spetta insidiare la serenità dell’armonia. Da questo sfondo austero sorge alato il primo tema dell’Allegro, affidato alle corde dei violini I, fino all’esplosione dell’intera orchestra in uno slancio sinfonico dall’empito eroico. Il II tema vive di una delicatezza quasi estenuata, suddiviso tra un oscillante nastro di crome dei violini e la risposta per note ribattute dei legni. L’Andante con moto in La bemolle maggiore si offre all’ascolto come una creatura dal volto enigmatico, una settecentesca figura velata. Nella calma d’un ritmo di marcia trasfigurato lievita insensibilmente il tema esposto ai violini. In questa forma sonata priva di Sviluppo, il secondo tema, in drammatico fa minore, si materializza nel dialogo tra coppie di fiati, viole e bassi nell’atmosfera sinistra stabilita dal tremolo dei violini. Nella Ripresa, affidata all’orchestra al completo, Mozart introduce una modulazione del tutto imprevista nella tonalità remota di Si maggiore. Il Menuetto (Allegretto) è costituito un tempo di danza di respiro sinfonico grandioso, che alterna la compattezza dell’orchestra piena con la delicatezza della scrittura per soli archi. Il Trio propone il tenero incanto dei legni, perforato a due riprese la melodia popolaresca del clarinetto, prima della canonica ripresa del Menuetto. Il Finale (Allegro) è affidato a una memorabile, magnifica invenzione di haydniana levità: un agilissimo tema giocoso che crepita sotto la pelle, esposto dai soli violini I con l’accompagnamento dei II, ma ben presto raccolto e amplificato dall’orchestra al completo. Una cadenza fragorosa lascia il passo, in questa fittizia forma sonata (di fatto monotematica), a un sedicente II tema, costituito in realtà dalla semplice trasposizione del I in Si bemolle, proposto dai violini col discreto contributo dei legni. La Ripresa, che recluta fin dall’inizio i fiati, ribadisce l’appartenenza alla regione di Mi bemolle dell’unico tema ubiquo cui spetta, immancabilmente, l’ultima parola.

Raffaele Mellace

 


Diego Fasolis
direttore

Riconosciuto nel mondo come uno degli interpreti di riferimento per la musica storicamente informata, unisce rigore stilistico, versatilità e virtuosismo. Ha studiato a Zurigo, Parigi e Cremona, conseguendo quattro diplomi con distinzione. Ha iniziato poi la sua carriera come concertista d’organo, eseguendo più volte l’integrale di Bach, Mozart, Mendelssohn, Liszt.

Nel 1993 è stato nominato Direttore stabile dei complessi vocali e strumentali della Radiotelevisione svizzera. Dal 1998 dirige I Barocchisti, ensemble con strumenti storici da lui fondato insieme alla moglie Adriana Brambilla, prematuramente scomparsa, alla quale ha dedicato nel 2013 una Fondazione benefica per il sostegno di giovani musicisti. Ha collaborato con Cecilia Bartoli in registrazioni audio e video e importanti tournée internazionali.

Nel 2016 la Scala gli ha affidato la creazione di un’orchestra con strumenti originali, che ha diretto nel Trionfo del Tempo e del Disinganno. Sempre nel 2016 ha raccolto l’eredità di Nikolaus Harnoncourt, eseguendo tre volte la Sinfonia n. 9 di Beethoven al Musikverein di Vienna.

Nel 2011 Papa Benedetto XVI gli ha conferito un dottorato honoris causa per il suo impegno nell’interpretazione di musica sacra.

Vanta un’imponente discografia comprendente più di cento titoli con cui ha ottenuto numerosi dischi d’oro nomination ai Grammy Awards.

 

 

L’Uomo della Provvidenza

Prosegue l’iter tracciato dal primo romanzo di Scurati sulla vita di Benito Mussolini. Meticolosamente testimoniato da documenti ufficiali, intercettazioni e stampa completa un quadro della parabola del dittatore fascista. Gran parte dei suoi sostenitori viene, anche per le loro interperanze, radiato dal sistema o addirittura attaccato fisicamente. Scurati dovrebbe completare l’opera e scrivere un terzo volume relativamente al percorso del Duce dal 1939 fino alla sua uccisione.

 

Il Portavoce Rocco Casalino

Autobiografia in cui rivela la terribile situazione che ha affrontato nella sua infanzia. Inoltre ha pagato enormemente la partecipazione al Grande Fratello e denuncia il pregiudizio che i suoi molteplici detrattori hanno rivolto contro di lui.

Scritto molto bene.

Mendelssohn

Pomeriggi musicali del 6 marzo 2021

Urgenza romantica e classico equilibrio
Mendelssohn, Le Ebridi”, ouverture da concerto op. 26
Mendelssohn, Concerto in re minore per violino e archi MWV O3
Mendelssohn, Ouverture da Sogno di una notte di mezza estate op. 61
Mendelssohn, Concerto per violino e orchestra in mi minore op. 64

Direttore: Alessandro Cadario
violino: Gennaro Cardaropoli
Orchestra I Pomeriggi Musicali

Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847)
Le Ebridi, ouverture op. 26
Concerto per Violino e Orchestra d’archi in re minore, MWO 03

I:Allegro
II:Andante
III: Allegro

Ouverture dalle musiche di scena di Sogno di una notte di mezz’estate, op. 61.
Concerto per Violino e Orchestra in mi minore, op.64

Concerto per Violino e Orchestra op.64, in mi minore

I:Allegro molto appassionato
II: Andante
III: Allegretto non troppo – Allegro molto vivace


Urgenza romantica e classico equilibrio

Il secondo appuntamento stagionale con Felix Mendelssohn-Bartholdy, questa volta interamente monografico, propone un ritratto a tutto tondo del compositore. Attraverso le sue due ouverture più celebri e l’integrale dei concerti per violino, esplora infatti quasi l’intera parabola creativa – due decenni, dai 13 ai 35 anni – di un autore centrale del Romanticismo europeo, che per brevità dell’esistenza, interrotta a 38 anni, va accomunato a Mozart, Raffaello, Leopardi. Pagina cronologicamente centrale del percorso proposto, l’ouverture in si minore Die Hebriden (“Le Ebridi” o “La grotta di Fingal”) esprime la dimensione, fondamentale nella vita di Mendelssohn, del viaggio come straordinaria esperienza formativa. Per il musicista, e anche talentuoso acquarellista, l’incontro con paesaggi e civiltà, espressione di natura e cultura, diventa occasione per tradurre in suoni la risonanza interiore di tali esperienze in un animo estremamente ricettivo. Tema dell’ouverture è la fascinosa evocazione marina dello spettacolo sublime del selvaggio arcipelago scozzese. Concepita da un abbozzo di 21 battute appuntato nel viaggio in Scozia del 1829 (se ne dirà meglio a proposito del prossimo concerto), originariamente intitolata Ouverture zur einsamen Insel (“L’isola solitaria”), venne scritta a Roma nel 1830 e rivista, in un’ormai terza versione, nel 1832. Lavoro potente, rappresenta l’incunabolo dell’immaginario marino del romanticismo musicale, senza il quale titoli come L’Olandese volante di Wagner sarebbero impensabili. L’eccezionale d’eco della grotta di basalto che Mendelssohn aveva sperimentato nell’estremo Nord della Scozia è tradotto in un tema evocativo, sordo, misterioso, formato da un disegno discendente esposto nel registro grave, cui contrasta un tema lirico in Re maggiore, che sale sempre dai violoncelli: una dialettica che ospita un episodio centrale risonante di fanfare militari (memoria del mitico re Fingal, padre di Ossian, il bardo tanto popolare presso i romantici), ma finisce per rifluire nell’ineluttabile flutto marino di cui l’onnipresente tema principale è simbolo formidabile.

Nella parte centrale del concerto incontriamo il genio in erba che, precoce quanto Mozart, durante un’adolescenza prodigiosa realizzò un catalogo impressionante per entità e varietà. Dirà Goethe, che dai Mendelssohn era di casa: «Felix possiede un linguaggio da adulto, non il balbettio di un bambino». Nella tonalità di re minore – prediletta dal venerato Mozart ma anche da Mendelssohn, giovane e poi maturo – il compositore tredicenne scrive nel 1822 un primo Concerto per violino, noto solo dal secondo Novecento grazie a Yehudi Menuhin. Il piglio volitivo dei tempi estremi sembra dar forma icastica all’aproblematica determinazione della gioventù, sintesi di consapevolezza d’una creatività eccezionale e desiderio di autoaffermazione attraverso l’acquisizione del linguaggio dei grandi modelli, che varrà a sopperire al limitato tesoro di esperienze del compositore adolescente, al costo, talvolta, d’una certa rigidità espressiva. Vi si respira l’aria della koinè stilistica classica comune a Parigi e a Vienna grazie a una scrittura orchestrale in sicuro equilibrio tra energia, estro ed eleganza, su cui svetta l’esuberante solista. Con piacevole contrasto, l’aurorale Andante in Re maggiore è prodigo di delicati trasalimenti emotivi.

L’ouverture Sogno d’una notte di mezza estate rappresenta, con il gemello Ottetto per archi op. 20 (1825), l’approdo di questo processo di precoce maturazione, e rivela l’impronta d’una spiccata personalità artistica già compiutamente sviluppata. «Capolavoro romantico», aveva definitivo Ludwig Tieck la commedia fantastica di Shakespeare, la cui venerazione da parte del Romanticismo europeo è dato macroscopico. Non stupirà se, componendo nel giardino della sua villa berlinese nell’estate 1826, il diciassettenne Felix, reduce dall’esperienza elettrizzante di un’altra opera fiabesca, l’Oberon dell’allora appena scomparso Weber, decidesse di dedicare una pagina sinfonica al meraviglioso lavoro giovanile del Bardo. Ne risultò una pagina che restituisce analiticamente gli elementi della commedia (i mondi delle creature fantastiche, dei personaggi bassi, del duca d’Atene, rappresentati rispettivamente dalla frenesia degli Elfi, dalla danza rusticana con tanto di raglio d’asino, e da un energico tema cavalleresco) così come il complessivo tono magico (sin dall’apertura sulla luminosa, iridescente concatenazione di quattro accordi a legni e corni), saldamente organizzati in un organismo di classica compattezza, eloquente e convincente, di cui dirà Berlioz: «non ho mai udito nulla che abbia più autenticamente compreso Shakespeare».

Non meno prodigioso suonerà il celeberrimo Concerto per violino in mi minore, ultima composizione sinfonica che l’Autore completò, il 16 settembre 1844, destinandola a Ferdinand David, formidabile violinista dedicatario del Moto perpetuo op. 11 di Paganini, e fatta propria, ancora in vita di Mendelssohn, dall’ancora giovanissimo sodale di Brahms, Josef Joachim. In questo esito sommo del romanticismo mendelssohniano, denunciano l’urgenza incoercibile d’un mondo interiore straripante e la costante, altissima tensione espressiva tre scelte peculiari: l’esposizione del tema di cui si appropria immediatamente il solista, bruciando qualsiasi introduzione orchestrale; la collocazione della cadenza non in coda al I tempo, bensì al termine dello Sviluppo, a introdurre efficacemente la Ripresa; la concatenazione dei tre tempi, che fluiscono l’uno nell’altro senza soluzione di continuità, intolleranti di qualsiasi indugio. Il concerto assume così la fisionomia di un’arcata unica, un solo grande organismo dagli atteggiamenti diversi, sospeso tra il lirismo intimo e toccante dell’Andante e il brillante virtuosismo del finale, in cui sembrano prendere nuova vita le creature fantastiche del Sogno d’una notte di mezza estate.

Raffaele Mellace

 

Alessandro Cadario

Direttore d’orchestra – direttore ospite principale

Alessandro Cadario è tra i giovani direttori d’orchestra italiani una figura che raccoglie sempre maggiori consensi e interesse da parte di pubblico e critica. Musicista eclettico nel repertorio e attento alla prassi esecutiva dei diversi stili, si distingue per interpretazioni meditate e convincenti. Nel corso della sua carriera, ha diretto concerti sinfonici, opere e balletti nelle stagioni dei principali enti lirici e festival italiani ed internazionali, salendo sul podio di importanti orchestre come l’Orchestra del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, il Coro e l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra Filarmonica di Monte Carlo, l’Orchestra Filarmonica della Fenice, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, l’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, il Coro e l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, il Coro e l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, l’Orchestra Regionale della Toscana, l’Orchestra Haydn, la Filarmonica Arturo Toscanini. Nel 2015 ha diretto al Teatro alla Scala nell’ambito del Festival delle Orchestre Internazionali e nel 2016 è nominato Direttore Ospite dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano, incarico rinnovato per un triennio nel 2020. Nel 2017 è stato scelto dalla Presidenza del Senato per dirigere il prestigioso concerto natalizio, trasmesso in diretta su RAI 1 dall’Aula del Senato. Nel 2018 ha debuttato al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo e nel 2019 ha inaugurato al Teatro Filarmonico nella stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona. Nelle scorse settimane ha debuttato nell’edizione autunnale del Rossini Opera Festival.

 

Gennaro Cardaropoli

violino

Gennaro Cardaropoli è considerato uno dei migliori giovani talenti italiani di oggi.

Nato a Salerno nel 1997, a soli 9 anni si esibisce alla presenza di Sua Santità Papa Benedetto XVI nella sala Nervi del Vaticano in diretta Rai. Si diploma a 15 anni presso il Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino con il massimo dei volti e menzione d’onore. Successivamente si perfeziona con Vadim Brodsky, Salvatore Accardo, Boris Belkin, Zachar Bron e Shlomo Mintz. Ottiene la laurea presso il Conservatorio della Svizzera Italiana con Pavel Berman. Dal 2019 è sostenuto dall’Associazione “Musica con le Ali”. Insegna al Conservatorio Donizetti di Bergamo e suona il violino G.B. Guadagnini, Torino 1783 ex Kleynenberg per gentile concessione della Fondazione Pro Canale di Milano.

Il suo debutto discografico con la Warner Classics è del 2019, in coppia con il pianista Alberto Ferro. Il duo viene invitato regolarmente nelle principali stagioni cameristiche italiane. Si esibisce come solista con l’Orchestra Verdi di Milano diretta da Zhang Xian (concerto di Čaikovskij), con l’Orchestra della Radio della Svizzera italiana diretta da Arturo Tamayo (concerto di Ligeti) e al Festival di Brescia e Bergamo sotto la direzione del Maestro Alessandro Bonato. Viene regolarmente invitato dall’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano – con la quale ha già eseguito i concerti di Vivaldi, Mendelssohn, Paganini e Brahms – e dall’Orchestra Sinfonica Verdi di Salerno. Altre sale importanti che lo vedono protagonista sono Grand Théâtre de Monte Carlo, Grand Salle di León, Auditorio Nacional de Música di Madrid, Barocco Hall di Stoccolma, Musikverein di Vienna, Queen’s University Hall di Belfast, Philharmonie di Parigi e di Toulouse, Kaunas Symphony Hall e Lithuanian National Symphony Hall di Vilnius, Ekaterinburg Opera House, Ambasciata italiana di Berlino e Ambasciata italiana e francese di Tunisi, oltre al Festival Huberman in Israele e al Festival Eurasia. Negli USA suona alla Carnegie Hall di New York, alla Philadelphia Concert Hall e al Washington Lincoln Center; con la Florida Philharmonic Orchestra si esibisce a Tampa, Orlando e Miami e con la Reno Symphony Orchestra in Nevada, diretto dal Maestro Alvise Casellati. Prende parte a tournée in Israele (Tel Aviv e Gerusalemme) e in Cina (Hainan, Shanghai e Pechino). A soli 17 anni si aggiudica il 1st Grand Prize all’Arthur Grumiaux International Violin Competition, risultando l’unico vincitore italiano nella storia del concorso. Altri importanti riconoscimenti sono 1° Premio alla Rassegna di Vittorio Veneto, 1° Premio Solista al Concorso violinistico della Filarmonica della Scala di Milano, 1° premio al Premio Nazionale delle Arti (promosso dal Ministero dell’Università e Ricerca Scientifica) come migliore violinista italiano, 1° posto nella diretta RAI 1 di “Uno Mattino in famiglia – Conservatori a Confronto”, 1° premio al prestigioso concorso Claudio Abbado, 1° Grand Prize al Stockholm Violin Competition e miglior solista salernitano conferitogli dall’Orchestra Sinfonica Claudio Abbado.

Davvero memorabile la performance del giovane violinista. Ben diretto ed un bravo alla perfetta performance dell’orchestra.

 

 

 

M. Il figlio del secolo

Un romanzo di cui inventato non c’e’ nulla. Questo primo volume va dal 1919 al gennaio 1925 e, con dovizia di fonti, parla dell’ascesa al potere di Benito Mussolini. Il cavalcare la violenza gli ha consentito di terrorizzare le opposizioni ed ha rischiato di ricadere nel completo oblio a causa delle reazioni seguite all’efferato omicidio di Matteotti.  Opera notevole per comprendere in profondita’ gli avvenimenti di questo cruciale scenario post bellico.

Mozart Pomeriggi musicali

Sabato 27 febbraio 2021

Direttore Alessandro Bonato

Clarinetto Marco Giani

Concerto per clarinetto e orchestra K622

Sinfonia n.38 “Praga”.

Davvero superba la performance del clarinettista Marco Giani.

Marco Giani

Clarinetto

Primo clarinetto dei Pomeriggi Musicali di Milano, si è diplomato con il massimo dei voti e lode con Nicola Bulfone, e poi laureto con Luigi Magistrelli. Vincitore in numerosi Concorsi Nazionali e Internazionali, si è inoltre distinto al prestigioso Concorso Internazionale ARD di Monaco 2012.In qualità di solista si è esibito con importanti orchestre quali: Münchener Kammerorchester (ARD), Kapelle Dresden Solisten, Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz, I Pomeriggi Musicali, Staatskapelle Halle, e importanti direttori fra cui: Weller, Branny, Rustioni, Altstaedt, Calderon, Caballé-Domenech.Marco Giani ha suonato in alcune fra le più importanti sale concertistiche in Europa, Canada e USA: Musikverein di Vienna, Semperoper di Dresda, Konzerthaus Berlin, Teatro San Carlo di Napoli, Louise M. Davies Symphony Hall di San Francisco, Toronto Roy Thomson Hall, Carnegie Hall di New York. Ha collaborato con numerose orchestre italiane e straniere sotto la direzione di Metzmacher, Gatti, Muti, Sanderling, Eschenbach, Zacharias, von Dohnanyi, Gergiev. Nel 2014 ha pubblicato con Naxos 2 CD dedicati a Ernesto Cavallini.