Mostre e Musei

“Padiglione Tibet Castello Visconteo di Pavia”

Marzo 2016

Il padiglione per un paese che non c’è”. L’obiettivo e’ di far incontrare la sensibilità della cultura contemporanea occidentale con quella tibetana.
Le opere sono realizzate da artisti contemporanei direttamente sulle Katha, le tipiche sciarpe che in tibet i monaci offrono in segno di saluto e amicizia.
Poi i mandala, cerchi della vita, un cammino fatto di segni e di colori che diventano simboli dell’universo.
Infine la “Rivolta degli ombrelli” dei giovani studenti di Hong Kong, che ha ricordato al mondo che non si puo’ vivere senza libertà.

IL FASCINO E IL MITO DELL’ITALIA DAL CINQUECENTO AL CONTEMPORANEO

23 aprile – 6 settembre, 2015 Villa Reale di Monza

Herman Posthhumus (1536)

Lucas Cranach il Vecchio (1528)

Villa Palladio

     

Per almeno tre secoli, dall’inizio del Seicento a tutto l’Ottocento, l’Italia è stata la meta privilegiata degli aristocratici e degli uomini di cultura di tutta Europa e nel XIX secolo anche del Nuovo Mondo, in quanto il viaggio in Italia – il famoso Grand Tour – costituiva una tappa ineludibile del processo di formazione delle classi dirigenti europee.

Ad attirare non solo monumenti e opere d’arte, ma anche lo splendore del paesaggio e la dolcezza del clima, la pittoresca umanità della gente non meno della bellezza delle donne che evocava quella delle Madonne dipinte dai grandi Maestri. Si creò così il mito dell’Italia, depositato nell’immaginario collettivo dell’Europa colta.

La Mostra costituisce un progetto ambizioso e affascinante, che permetterà ai visitatori, italiani e stranieri, di comprendere come il nostro Paese sia stato vissuto e interpretato nell’epoca moderna dai più importanti artisti stranieri, che ne hanno fatto uno dei soggetti preferiti e una delle più ricche fonti di ispirazione.

La mostra rievoca la fascinazione esercitata sui grandi artisti stranieri dai nostri monumenti, dai nostri paesaggi e dalle nostre tradizioni attraverso una serie di opere esemplari, tra le quali capolavori di pittura, scultura e fotografia, concessi in prestito dalle maggiori istituzioni museali italiane e internazionali.

 

Painting The Modern Garden Monet to Matisse

Mostra alla Royal Accademy of Arts Londra

Sospesa la vendita dei biglietti per l’eccezionale affluenza dei visitatori. 17 £ a persona! Chi è quell’imbecille che ha affermato che con la Cultura non si mangia?!?

Claude Monet (1840-1926) scriveva: ” I perhaps owe it to Flowers that I became a painter.”

Attraverso la civizzazione e lungo la storia, i giardine hanno rappresentato per gli artisti una ricca fonte di ispirazione.

Mostra ricchissima di opere provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo.

    

REVOLUTION Russian Art 1917-!932

Interessante mostra presso la Royal Accademy of Arts – Londra

Dopo cento anni dalla rivoluzione russa questa mostra prende in considerazione uno dei periodi piu’ turbolenti e travagliati della storia russa. Dall’avvento di Lenin, alla guerra civile tra Rossi ( Comunisti ) e Bianchi ( Zaristi ) fino all’ascesa al potere di Stalin si sono cimentati vari artisti tra cui spiccano principalmente  Kazimir Malevich e Vasily Kandinsky. La Rivoluzione fu voluta non dal popolo, ma – come afferma Luigi Mascili Migliorini, dopo attenta valutazione dei filmati dell’epoca – da numerose frangie di disertori dall’armata rossa.

L’ arte e’ fortemente condizionata dalla politica che pretendeva la raffigurazione dell’ ideologia comunista. Inizialmente un’ avanguardia di artisti abbraccio’ la Rivoluzione, ma poi gli stessi vennero condannati dalle autorita’ Sovietiche, che imposero uno stile facilmente comprensibile dalle masse.

Dopo la morte di Lenin 1924, Stalin punto’ all’espansione della produzione industriale e conseguentemente gli artisti furono incoraggiati a promuovere l’ industria ed a magnificare i super eroi ovvero gli stakanovisti. Di fatto molti lavoratori furono ridotti in schiavitu’ e gli scioperanti o lavoratori fiacchi vennero giustiziati. Migliaia morirono per assideramento o incidenti sul lavoro.

In agricoltura fu introdotta la collettivizzazione. Per protesta agricoltori disperati distrussero le scorte e gli strumenti di lavoro. Malevich dipinse agricoltori felici che sorridevano guidando il loro trattori. Di fatto milioni di contadini persero la vita.

Fu abolita la proprieta’ privata, nazionalizzata l’industria  e chiuse le principali banche.

Finalmente nel 1921 Lenin varo’ un piano quinquennale liberalizzando nuovamente la vendita dei prodotti agricoli, il commercio privato e l’economia comincio’ a riprendersi.

Nel 1928 Stalin pero’ tese alla piena industrializzazione del paese attraverso il totale monopolio statale. L’ esaltazione dello sport avrebbe garantito la grandezza della nazione e assicurato la salute del corpo. L’arte fu quindi soffocata dalla stretta censura esercitata dall’Unione degli artisti Sovietici

Lo Stupore e la Luce Bellotto e Canaletto Gallerie d’Italia – Piazza Scala, Milano –

 

Bellotto Il Canal Grande verso sud, dai Palazzi Foscarie moro Lin fino a santamaria della Carità (1738)

Canaletto. Il Canal Grande con il pontedi Rialto da Sud, Venezia 1740.

Canaletto

Bellotto La Piazza San Marco, Venezia (1742-1743)

Gennaio 2017

Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce”, mostra a cura di Boẑena Anna Kowalczyk, porta cento opere tra dipinti, disegni e incisioni – un terzo delle quali mai esposte prima in Italia – alle Gallerie d’Italia a Milano.

Il progetto espositivo è dedicato al genio pittorico e all’intelligenza creativa di due artisti di spicco del Settecento europeo: Antonio Canal, detto “Il Canaletto”, e suo nipote Bernardo Bellotto, infatti, seppero trasformare il vedutismo veneziano da genere peculiare a corrente d’avanguardia che caratterizzò quel periodo.

Non è certo la prima volta che la pittura italiana tratta, oltre ai temi tradizionali, quello della veduta naturale. Basta pensare ai paesaggi senesi di Ambrogio Lorenzetti, dove tuttavia, più che panorami, si può parlare di cartografie còlte a volo d’uccello, nel Seicento i paesaggi appaiono idealizzati, classicheggianti, o, meglio, “eroici”; ma il senso della natura (come luogo in cui l’uomo vive) e della città (come ambiente sociale) è piuttosto insito nella concezione rinascimentale, fiorentina e in generale veneziana in particolare ricordando le ambientazioni cittadine di Gentile Bellini e (ancor più significative) del Carpaccio; si ricordino quelle naturalistiche di Giovanni Bellini e del Giorgione, a cui si possono aggiungere quelle di Tiziano e di Sebastiano del Piombo.

Ma in tutti questi casi, la città e la natura, sebbene assumono nel quadro un ruolo non secondario, servono come scenari per il fatto narrato dal pittore. Ѐ soltanto nel Settecento che la ‘veduta’, indipendentemente dalla presenza attiva dell’uomo, diventa protagonista. Il ‘vedutismo’, più che altrove, si sviluppa a Venezia, sia per il passaggio di numerosi visitatori stranieri che desiderano portare con sé il ricordo di ciò che hanno visto, sia per le richieste di chi, non potendo affrontare un lungo viaggio, vuole almeno vedere riprodotti luoghi tanto famosi, sia, infine, per la naturale inclinazione veneziana alla vita pubblica collettiva e per l’interesse pittorico che può offrire una città costituzionalmente permeata di colore.

Il vedutismo settecentesco ha due filoni principali: l’uno si dedica al paesaggio di fantasia o ‘capriccio’, ossia dipingere un paesaggio totalmente inventato, o, più spesso, costituito da elementi reali tratti da luoghi diversi e mescolati liberamente e risponde perciò alle esigenze del ‘pittoresco’; il secondo, invece, preferisce riprodurre oggettivamente la realtà ed è quindi più direttamente influenzato dalle teorie illuministe.

Questa seconda corrente ha un percussore in Gaspar Van Wittel che operò principalmente a Roma, ma che durante un soggiorno a Venezia (1694), aveva disegnato immagini della città, successivamente tradotte in pittura, comprendendone sempre il valore atmosferico lagunare. Si può perciò affermare che Van Wittel inaugura virtualmente la storia della veduta veneziana del Settecento, stabilendone l’impostazione visiva e individuando, per primo, punti di vista che il Canaletto rese famoso.

Quindi dopo Van Wittel e Luca Carnevalis (Udine, 1663 – ivi 1729), il primo importante vedutista veneziano è Antonio Canal, detto il Canaletto (Venezia, 1697 – ivi, 1768), che dopo aver iniziato la sua attività insieme al padre come scenografo teatrale, “annoiato della indiscretezza de’poeti drammatici” – annota uno storico contemporaneo – “scomunicò solennemente il teatro”, recandosi a Roma, dove conobbe probabilmente Van Wittel, e, tornato a Venezia, si mise a dipingere immagini della sua città, raggiungendo grande fama.

Le vedute di Canaletto sono scrupolosissime. Anzi, per ottenere maggiore verità di quanta non possa restituirla l’occhio umano, si serviva, come tutti gli altri vedutisti, di uno speciale apparecchio. La ‘camera ottica’, uno strumento (conosciuto fin dai tempi antichi) che, similmente alla ‘camera oscura’, facendo passare i raggi della luce attraverso un forellino all’interno di una scatola, permette di proiettare l’immagine della realtà sulla superficie opposta, dove appare capovolta e sfocata; raddrizzata e resa nitida con opportune lenti e specchi, questa immagine, riflessa su uno schermo di carta oleata o su vetro smerigliato, veniva ricalcata a disegno dall’operatore (in mostra è visibile un esemplare dell’epoca).

Le vedute del Canaletto non sono immagini anonime riprodotte ad uso dei turisti. Il pittore, attraverso i tòcchi che sintetizzano le forme degli uomini e il lieve moto ondoso delle acque scintillanti al sole, attraverso le macchie di colore e, soprattutto, attraverso la luce, rende il valore atmosferico della città, la mobilità dei riflessi, la continuità della vita nei suoi molteplici aspetti e riesce a restituirci Venezia, nei suoi luoghi, celebri o no, animati da poche o da molte persone, in momenti qualsiasi o in giornate di festa.

Bernardo Bellotto (Venezia 1721 – Varsavia, 1780), figlio di una sorella del Canaletto, iniziato alla pittura dal celebre zio, se ne distacca gradualmente spostando il suo interesse dalle vedute veneziane a quelle della terra ferma, in Italia e, successivamente, all’estero, ricercatissimo per documentare immagini di Dresda, di Monaco, di Vienna, di Varsavia.

Più di Canaletto, il Bellotto ricerca la verità, la precisione, il dettaglio, servendosi della ‘camera ottica’ e raggiungendo una tale esattezza che, quando i polacchi, al termine dell’ultima guerra mondiale (1939-1945), ricostruirono con amore Varsavia, selvaggiamente distrutta dagli eventi bellici, si serviranno non di fotografie (apparentemente tanto più fedeli alla realtà), ma delle vedute del Bellotto.

Le immagini del quale, invece che nella morbida luminosità veneziana dello zio, vivono in un’atmosfera fredda, limpida, immobile, che rende ogni dettaglio netto e tagliante, con un’intonazione verde-grigia, giustificata dalla realtà climatica delle pianure europee centro-settentrionali, ma non quando la usa per i paesaggi italiani.

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Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco

Samson et le lion 1628

Mostra molto ben curata e con dovizia di opere (ca 40).
L’artista e’ stato considerato semplicemente “fiammingo”, nonostante il suo soggiorno in Italia dal 1600 al 1608 lasci un segno indelebile nella sua pittura , che rimarrà vitale in tutta la sua produzione artisctica. A lui si devono i primi segnali della nascita del Barocco. Si e’ ispirato ai grandi del Rinascimento come Tintoretto e Correggio influenzando Bernini e Luca Giordano. La curatrice della mostra ha affiancato alcune opere di quest’ultimo a quelle del Maestro.
Spesso davanti ad alcune delle sue opere si e’ colti da forti emozioni
https://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g187849-d1940068-r456408545-Palazzo_Reale-Milan_Lombardy.html#

 

Manet e la Parigi Moderna Palazzo Reale Milano

55 dipinti di cui 17 di Manet e 40 opere di grandi maestri del tempo, tra cui, Cezanne, Degas, Gaugen, Monet e Renoir.

Si potrà conoscere il doppio volto di Manet (1932-1883): innovatore e tradizionalista, che rappresenta la vita moderna prendendo spunto dai grandi

maestri del passato, da Tiziano a velasquez, da Goya a Delacroiz

Berthe Morisot 1872

Lola di Valencia 1862

Il Pifferaio 1866